Discorso di Almirante sull’uccisione di Mario Zicchieri

Almirante in ParlamentoSeduta del 30 ottobre 1975

Ancora sangue a Roma, ancora sangue contro il Msi-Dn. Nel quartiere Prenestino, un altro quartiere popolare, opera un’attiva e forte sezione del partito, frequentata da ragazzi coraggiosi e per nulla disposti a seguire i falsi miti della sinistra. La sinistra «rivoluzionaria» odia quei giovani che non sono mai scappati e decide l’imboscata. Il piano è deciso per il 29 ottobre 1975, il commando spara non appena due giovani si trovano davanti alla sezione: Mario Zicchieri, giovanissimo il suo soprannome è «Cremino» cade, crivellato da colpi di lupara. Resta gravemente ferito un altro giovane missino. Il giorno dopo la civile protesta missino approda alla Camera.

ALMIRANTE: “Mi permetto inizialmente di pregare il vicepresidente onorevole Nilde Jotti di voler porgere il nostro apprezzamento ed il nostro ringraziamento voglio dire il mio personale e, se mi si consente, quello di tutto il gruppo e quello del partito che ho l’onore di dirigere e di rappresentare all’onorevole Presidente Pertini, per aver voluto scendere in aula a pronunziare egli stesso le nobili e ferme parole che ha pronunziato. Debbo osservare che non altrettanto ha fatto il ministro dell’Interno; e l’osservazione è tanto più pertinente e grave in quanto quello del ministro contrasta con l’atteggiamento tenuto dal Presidente della Camera.

Credo che il Presidente della Camera non abbia voluto dare una lezione al Governo, perché ritengo che egli pensasse come pensavamo noi che, essendo il signor ministro dell’Interno (tanto l’attuale quanto il precedente: parlo del ministro dell’Interno come organo) sempre intervenuto quando si è trattato di crimini di questo genere, ma addossati, non dico alla nostra parte, bensì al nostro ambiente, così avrebbe fatto anche questa volta. È veramente un fatto politico ed anche un dato morale e di costume degradante l’assenza, oggi, del signor ministro dell’Interno.

Siffatte assenze, quella del signor ministro e quella della maggior parte dei nostri colleghi perdonatemi le parole gravi, ma siamo in presenza di un assassinio nei confronti di un ragazzo di nemmeno diciassette anni, e penso che le parole gravi siano consentite, soprattutto se pronunziate con profondo dolore e con tono pacato queste assenze si chiamano cinismo e viltà, signor sottosegretario; così debbono essere chiamate, a livello di Governo e me ne dispiace a livello di gruppi parlamentari. Le prediche, onorevole sottosegretario, sono perfettamente inutili quando vengono da un Governo e da un consesso che in questo modo rinunziano ad esercitare la loro autorità morale. Il primo deterrente deve venire da quei banchi, quando essi siano affollati dai ministri responsabili, e da quegli altri banchi, quando essi siano affollati dai deputati o, nell’altra aula del Parlamento, dai senatori responsabili. Questo squallido spettacolo, onorevoli colleghi, è un incoraggiamento alla criminalità. L’incoraggiamento viene da qui, ed è qui che dobbiamo fare discorsi chiari e non generici. Tali discorsi debbono centrarsi su tre punti: primo, assunzione di responsabilità da parte di tutti, guardandoci in faccia, anche personalmente; secondo, come prevenire; terzo, come reprimere. Mi studierò di esprimere questi concetti nei pochissimi minuti che ho a disposizione, anche perché mi rendo conto che sarebbe di pessimo gusto fare o tentare di fare in occasioni simili dei lunghi discorsi.

In primo luogo, dicevo, assunzione di responsabilità globale, per un chiarimento globale. Noi, onorevoli colleghi, ci siamo assunti le nostre responsabilità e lo abbiamo fatto ripetutamente, prima che si entrasse nella fase acuta della cosiddetta strategia della tensione, all’inizio di questa legislatura, chiedendo, con una proposta di legge, che le organizzazioni extraparlamentari di ogni tipo venissero messe fuori legge e considerate come associazioni a delinquere. Nessun settore della Camera o del Senato ci ha però voluto ascoltare e il Governo non ha neppure ritenuto di prendere in considerazione polemica quella nostra proposta, con il risultato che il gruppo del Manifesto, è entrato a far parte dell’arco costituzionale a livello periferico (e se potesse anche a livello nazionale) con il vostro beneplacito. Mi sono riferito volutamente al gruppo del Manifesto perché stamattina abbiamo rilevato che la stampa in genere, un po’ di tutti i partiti, si è portata bene (lo dico con soddisfazione e con riconoscenza) nei confronti di quanto purtroppo è accaduto ieri. C’è stata una sola eccezione, il quotidiano Il Manifesto, il quale, riferendosi all’assassinio di un ragazzo di nemmeno diciassette anni e al grave ferimento di un ragazzino, quasi di un bimbo, di quindici anni, ha avuto stamani il coraggio di scrivere: «Secondo alcune voci raccolte nel quartiere, intorno alla sezione missina di via Gattamelata fioriscono diversi traffici oscuri e i contatti con la malavita non sono infrequenti. Su questo intreccio di traffici ai margini della legalità e di azioni teppistiche starebbe indagando anche la squadra mobile della questura romana». Cosa volete che vi dica: vergogna? Sì, vergogna, ma non nei confronti degli autori di queste infamie, ma di chi ha il coraggio di stringere loro le mani a livello, oramai, dei consigli regionali, dei consigli comunali dei capoluoghi, dei consigli provinciali, di incontri politici ad alto livello.

Questa è la logica della politica discriminatoria dell’arco costituzionale.

Guardiamoci in faccia responsabilmente: è verissimo che in numerose occasioni l’Unità e qualche volta l‘Avanti! hanno dissociato le responsabilità del Partito comunista e del Partito socialista dalle responsabilità teppistiche dei gruppi extraparlamentari. Ma è altrettanto vero che infinite volte i dirigenti nazionali del Partito comunista e del Partito socialista, nonché i rispettivi parlamentari (insieme, numerose volte, con i parlamentari e i dirigenti del Partito socialdemocratico e della stessa Democrazia cristiana) hanno partecipato a pubbliche manifestazioni insieme con i dirigenti dei gruppi extraparlamentari. Non siamo dunque giunti in Italia ad un chiarimento positivo. Al contrario, siamo giunti a un chiarimento negativo, alla associazione, alla consociazione, alla correità dei dirigenti e dei parlamentari di quasi tutti i partiti del cosiddetto arco costituzionale con gli autori della violenza. Violenza lo ripeto da qualunque parte venga. Affermo ciò perché ho il coraggio e la possibilità di parlar chiaro, in quanto posso dirvi un’altra cosa (e ve lo dico guardandovi in faccia): il Msi-Destra nazionale ha stabilito, su mia proposta (una proposta che ha avuto seguito in puntuali attuazioni) che sia incompatibile l’appartenenza al nostro partito con l’appartenenza o la semplice frequentazione dei gruppi extraparlamentari.

Io ho espulso dal mio partito agenti provocatori (non molti perché per fortuna i casi erano limitati) che in esso si erano infiltrati, come può accadere lo riconosco anche ad altri partiti. È noto invece (tanto per fare un esempio, che però è il più grave) che nella Democrazia Cristiana, a livello di organizzazione sindacale (e non mi dite «autonoma») si accetta e si pratica il triplice tesseramento: DC, CISL e gruppi extraparlamentari. È stato pubblicato e non smentito (anzi, la dirigenza della CISL ha risposto con qualche compiacimento) che, specialmente nel settentrione d’Italia, i cosiddetti «cubisti» fanno parte dello stato maggiore della CISL. E così il teppismo politico, quello sindacale, metasindacale o parasindacale si congiungono con il teppismo e con la delinquenza comune. E allora, non potete fuggire dalle vostre responsabilità, non potete venirci a raccontare, dai comunisti fino ai democristiani, che siete d’accordo contro la violenza.

Io credo senz’altro che in linea di principio voi siate d’accordo nel deprecare la violenza, non ne ho dubbio; ma, in linea di fatto, non solo non fate niente per stroncarla alle sue origini, ma la coltivate nei vostri rispettivi orticelli o perché ne avete paura, o perché siete tatticamente d’accordo, o perché non avete il coraggio e l’onestà di fare il vostro dovere nei vostri rispettivi settori, in una Italia in cui è difficile fare il proprio dovere. Nelle precedenti discussioni, quando eravamo noi, ingiustamente e a torto, sul banco degli accusati, onorevole rappresentante del Governo, noi eravamo tutti qui.

Voi tutti ricordate i dibattiti provocatori portati avanti dall’ex ministro dell’Interno, onorevole Taviani, su stragi che puntualmente venivano attribuite ad una matrice fascista; noi eravamo qui a parlare, non a discolparci certamente, ma ad assumerci le nostre responsabilità. Che significano questi alibi, queste continue fughe dalle rispettive responsabilità da parte di tutti? Secondo: prevenire. Noi abbiamo approvato di recente con larga ma non larghissima maggioranza una legge per l’ordine pubblico intesa a prevenire. Come era costituita quella maggioranza, onorevole rappresentante del Governo? Quella maggioranza teneva fuori, alla opposizione, i comunisti, ed ha visto, tentennanti fino all’ultimo, anche sul voto finale, i socialisti, e comunque ha visto questi ultimi pesantemente in contrasto sui singoli articoli ed emendamenti a quella legge. Dopo di che voi avete portato avanti un quadro politico opposto; la maggioranza che era venuta a costituirsi per l’ordine è stata sostituita da una maggioranza di fatto che non essendo per l’ordine ma contro di esso è evidentemente essa stessa, con la sua presenza, suscitatrice del disordine. Questo ho inteso dire in una dichiarazione, che il quotidiano comunista definisce imprudente e non capisco il perché e che invece è molto chiara e logica. Questo ho inteso dire quando ieri, subito dopo la notizia, in una dichiarazione che ho reso alla stampa e alla televisione, ho affermato che i provocatori dei gruppi extraparlamentari favoriscono il disegno che sta portando il Partito comunista al potere. Non si tratta di una mia invenzione, provocazione o imprudenza: è la logica delle cose.

Se fosse venuta avanti in questi ultimi mesi la maggioranza che ha voluto la legge per l’ordine, contro il Partito comunista il deterrente morale, politico e costituzionale forse avrebbero funzionato, ma voi avete, con i nostri voti, potuto far passare quella legge e immediatamente dopo avete voluto portare avanti, voi democristiani soprattutto, un quadro politico in contrasto con quella legge, con quel principio che tutti noi avevamo definito una misura preventiva e nella cui efficacia voi speravate.

Infine, reprimere. Signor rappresentante del Governo, non me la prendo certamente con lei, ma mi consenta di chiederle perché un questore, un vicequestore, un commissario di polizia, un agente dovrebbero alzarsi dai loro letti od uscire dai loro uffici per far il loro dovere affrontando la criminalità per reprimerla, non potendo prevenirla, quando il signor ministro dell’Interno non esce dal chiuso del proprio ufficio per venire qui a fare il suo dovere? Di che cosa aveva paura il signor ministro dell’Interno? Delle nostre parole? Non lo credo. Gliene ho dette tante: scivolano come acqua sul marmo. Di che cosa aveva allora paura? Di qualche interruzione ingiuriosa? Forse lo avremmo minacciato? Non credo. Se in un paese civile, il ministro dell’Interno non ha il coraggio, la lealtà, l’onestà, la pulizia morale e politica di venire a dire quel che deve dire per assumersi a titolo personale qui, ripeto, si tratta anche di guardarci in faccia e di assumere le personali responsabilità le proprie responsabilità, come può l’opinione pubblica, la gente, e come posso io rimproverare un agente di polizia, un carabiniere, un questore di essere timidi come qualche volta, o spesso purtroppo, sono costretti ad essere di fronte al duro adempimento del dovere di pronta, energica e definitiva repressione? Ecco, onorevoli colleghi, le poche cose che ho voluto dire non dimenticando neanche per un istante la figura del ragazzo assassinato e soprattutto le figure dolenti dei suoi familiari. Consentite che io termini ringraziando ancora una volta il Presidente della Camera e tutta la gente civile, di qualunque parte essa sia, che in questo momento comprende non soltanto l’immenso dolore di chi è stato colpito da questa sciagura, ma anche la ferma, fermissima volontà di contribuire a far si che si esca da una situazione che diventa ogni giorno più intollerabile.”